Sole

Nota dell’Autrice:
Ci sono miti e leggende, anche in popoli vicini a noi, che nominano il sole come divinità femminile, che illumina e protegge la Vita sulla Terra.

Asciutta e rovente, l’aria bruciava una Terra desolata. Nessuno all’orizzonte, nemmeno una cicala a cantare il tempo dell’estate.
La figura di una donna vagava lenta in un campo immenso, confondendo il suo splendore nello scintillìo del grano maturo. Il silenzio era assordante e nulla muoveva l’aria.
Chissà come, si era aspettata di incontrare qualcuno. Eppure erano così belli quel caldo e quella luce, lei ne andava talmente fiera.
Incontrò una roccia e la scalò, senza avvertire quanto bruciasse contro la pianta nuda dei suoi piedi. Si erse nell’azzurro del cielo e la luce attraversò con violenza la pelle diafana, gli occhi di cristallo, i capelli di grano. Immersa in quel torrido calore, si guardava intorno come se non avesse mai visto una giornata d’estate prima. Il che poteva dirsi vero, in un certo senso. Si sciolse e lasciò fluire qualunque incertezza: sapeva che il suo animo, il suo cuore, tutta la sua essenza brillavano molto più di qualunque cosa potesse mai esistere sulla Terra.
Da lassù, mentre ammirava il suo regno di luce, scorse un’ombra solitaria, lontana, modesta. Persisteva indomita alla base di un ulivo nonostante stesse brillando il più forte sole d’estate. Incuriosita da tale stranezza, volle raggiungere la pianta. Avvicinandosi, notò, più scura del resto, la figura di una anziana signora che sonnecchiava adagiata al tronco. La giovane donna si avvicinò di soppiatto, almeno così credeva, perché voleva studiarla indisturbata. Eppure, quell’ombra trattenne malamente un ghigno furbesco ed aprì appena un occhio, giusto uno spiraglio che le permettesse di vedere senza essere accecata.
– Ti diverte la passeggiata, ragazza?
Quella parve sorpresa nell’udire una voce che non fosse la sua.
– Beh, certo, molto. Ma non era mia intenzione disturbare il tuo sonno.
L’anziana fece spallucce, poco le importava. Anzi, sembrava divertita.
– Goditi il tuo giro, esplora più che puoi, ché la tua forza va scemando e troppo presto ti dovrai riposare.
La donna, sorpresa, tremolò nel suo bagliore.
– Io brillo quanto voglio e mai mi vorrò fermare. C’è sempre stata luce in cielo e non vedo cosa la potrebbe stancare.
– Ascolta: gli anni miei sono tanti e ne ho viste molte di ragazze come te. Ne incontro ogni estate, ad essere sincera. Quando ero piccina vi temevo già di più, ma ora che ho un sostegno ben profondo e un po’ vi ho conosciute so che basta pazientare: vi vedrò passare.
L’anziana era tranquilla, ma l’altra si scosse piccata e il giorno, per simpatia, sembrò adombrarsi un poco.
– Perché mai dovrei andarmene? Io amo questa terra, adoro il suo splendore. In più, molti festeggiarono il mio arrivo: mi vogliono, mi cercano e io son qui per loro.
Un alito di vento fece cantare il grano. L’ulivo si mosse in uno sfrigolio leggero e la Signora sollevò il bastone, puntandolo dritto al petto della giovane.
– Fidati, bambina: godi di questa estate, assapora ogni momento. Il tuo Fuoco languirà e presto lascerà spazio alla Notte.
– La mia forza è grande, più grande della tua. Splenderò su questa terra e deciderò io quanto. Potrei anche restare per sempre e non ne avrei alcun rimpianto.
– Certo, mia cara. Splenderai ancora, sarai giovane e bella molto più di adesso. Ma l’eternità è un vezzo che non ti appartiene.
La giovane, di nuovo, si fece scura in volto: borbottò, rombò, s’infuocò, ingrigì, ma nella sua rabbia non trovò parole. L’anziana la scrutò ben bene, poi come un’amica lanciò una stilettata.
– Si sa, tesoro, che prima di rinascere tocca ben morire.
La donna si fece ancora più buia ed iniziò a fremere, gelando l’aria che le vorticava intorno. Il cielo le fu vicino in un brontolio lontano.
– Non capisco come osi parlarmi a questo modo. Tu stai qui nel tuo buio, non ti alzi e non ti godi la luce e il calore… La tua è tutta invidia, non ho altra spiegazione!
La vecchina spalancò gli occhi verdi ed acuì il sorriso.
– E chi me lo fa fare di alzarmi con il caldo e di passeggiare in un mondo morto?
– Morto, dici? Guarda i campi, guarda il grano! La vita vibra nel seme di ogni frutto, il cielo e la terra risplendono e… ecco! Un uccello inizia a cantare e fa eco una cicala, lontano.
L’anziana si alzò, lenta.
– In fondo hai ragione, ti resiste un po’ di vita. Ma quanta a te sfugge? Il coniglio riposa, il cane è nascosto, persino le pecore cercano riparo.
– Ma mi attendevano tutti…
– E ora ti stanno lontano.
Un lampo oscuro incrinò gli occhi di cristallo e il cielo mandò uno scossone.
– Bene, se è così non temete: io sono già stanca di splender per voi. Ho di meglio da fare. Tornerò domani o forse mai più! Oh sì, ve lo meritereste che non tornassi Su!
Con un gesto stizzoso, la giovane svanì in un rombo di tuono. Se ne andò lontana, nascosta oltre il cielo, lasciando sola l’anziana e la campagna infinita.
La vecchina ghignò, sobbollì ed esplose in una fragorosa risata mentre la pioggia la investì, violenta come un fiume in piena.
Adorava il carattere ingenuo e irascibile di Sole di fine estate!

Sole © Irene Tortoreto aka Irene T. Lachesi is licensed under Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International

Una ragazza bionda, vestita di bianco, è girata di spalle ad ammirare un campo di grano maturo illuminato dal sole. L'immagine vuole suggerire una raprpesentazione di Sole come divinità femminile.
Photo by Nadi Lindsay on Pexels.com

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Una risposta a “Sole”

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