Un sentiero che si inerpica in un bosco nebbioso.

La Strega del Lago

Nota dell’Autrice:
Ovviamente non consiglio di andare in cerca della Strega, men che meno di passeggiare nel bosco da soli!

Raccontano di un mostro, una presenza inquietante che si aggira nei ripidi boschi intorno a questo Lago. Scruta, osserva, soppesa… e giudica.
A volte, quando riesci a fare molto silenzio, puoi avvertirla in un fruscio di foglie, puoi intuire la sua presenza lì dove lo sguardo non arriva, puoi sentirla trafiggere la tua anima mentre ti osserva alle spalle. Saprai di essere al suo cospetto in mille modi, ma mai potrai dire di averla vista davvero.
Lei vive del freddo sole invernale e della pesante umidità estiva. Sola, libera e felice – almeno così dicono. Però… ogni tanto, e solo ogni tanto, pare vada in cerca di uno sposo. Non si sa perché, né quando. Nemmeno si riesce a capire che tipo di sposo cerchi. Quello che i nostri vecchi tramandano, da generazioni, è che un uomo solo, in questi boschi, non deve mai andare perché potrebbe rimanervi per sempre.
La spiegazione, quando la chiedi, è sempre molto semplice: su queste montagne abita una Strega. Non una vecchia pazza che tutti cercano di evitare, non un’emarginata… Una Strega vera, una Stria con la risata stridula da rapace notturno, gli abiti logori e i capelli ammassati sulla testa senza forma né colore. Questo raccontano i nostri vecchi, anche se nessuno che l’abbia vista sia mai tornato indietro per raccontarlo.

Una leggenda interessante, ecco quello che credo.
Perciò sto andando a cercarla. O meglio, intraprendo una esplorazione che dimostrerà che non esiste una vecchia vestita di stracci che compare all’improvviso. Però la montagna è pericolosa, sempre, e questo molti lo dimenticano.
Sto camminando sul sentiero della sua ultima vittima. Finora sale dolcemente. Un po’ stretto in alcuni punti magari, ma è il classico sentiero di montagna: terra, sassi, qualche radice e foglie. Molte foglie, ora che l’autunno le sta togliendo agli alberi, mai tante da coprire il sentiero. A mattina inoltrata, l’aria è frizzante, il silenzio è intenso e rassicurante, il mio respiro e lo scricchiolio dei miei passi sono l’unico contatto che mi resta con l’umano. Favoloso.
Il sentiero è un placido saliscendi tra gli alberi, interrotto ogni tanto da qualche brusco dislivello. Giù per la costa della montagna, nemmeno troppo lontano, ci dovrebbe essere il Lago. Non si vede, coperto dalla fitta vegetazione, ma non potrebbe essere che lì.
Ogni tanto, nel silenzio, un uccello lancia un acuto richiamo.

Mi domando in quale punto sia scivolato giù, quel signore: nessuna notizia lo riporta di preciso e non citano nemmeno il sentiero. Infatti, questo è già il terzo tentativo che faccio, ma i paesani mi hanno assicurato che sono sulla strada giusta. Me l’ha detto una signora che non crede alla storia della Strega e poi, forse, me l’ha detto perché sono una donna e non dovrei essere in pericolo.
Sì, questa volta sono sicura di aver preso la strada giusta. Ho questa sensazione… C’è più movimento, qui. Qualche fruscio in più tra le foglie, qualche sasso che si sposta… Siamo tanto lontani dal paese ma mi aspetto di incrociare un escursionista da un momento all’altro; è come se il sentiero fosse popolato. Insomma, sembra tutto strano ma non più del solito. Credo. Un bosco come tanti, come tutti intorno a questo lago. Un bosco dove poter passeggiare in pace o chiudere gli occhi e rilassarsi, nonostante quel pizzicorio alla nuca che non ti lascia andare.
Per me è sempre stato così quando passeggio in questi boschi: a un certo punto arriva quella sensazione di essere osservata. Paranoia evolutiva, io credo.

Camminerei ancora un po’ ma mi voglio fermare. Mi è crollata addosso una stanchezza senza ragione, come se camminassi da giorni alla ricerca di qualcosa che non potrò mai trovare. Devo riposarmi un attimo, sedermi un paio di minuti.
C’è giusto una seggiola, qui, che pare il moncone di un tronco spezzato e ancora ben piantato nel terreno. Chissà a quanti ha permesso di riposare, negli anni, tanto che le sue schegge sono state levigate e addolcite. Chissà, magari qualcuno l’ha lavorato per renderlo così accogliente.
Mi siedo e rilasso i miei sforzi, ho perso la cognizione del tempo e non saprei dire da quanto cammino. Nemmeno voglio scoprirlo, comunque, basta un po’ di riposo. Non so quanta strada mi rimanga da percorrere, né quanto impiegherò per tornare. Il bosco sembra sempre uguale, con il suo ripido declino che lascia intuire un inciampo, un rotolamento, uno scivoloso risucchio verso acque sempre invisibili. E tutto questo cadere mi pesa sulla testa, mi trascina verso il basso, mi vien voglia di seguirlo fino all’abisso.
Ma, sono fortunata. Passi in lontananza, arriva qualcuno.

Arriva la Strega, mi vien da pensare.

Sorrido del mio pensiero, quando tutto è silenzio e non vedo nessuno. Alla mia destra.
Ma, sulla sinistra è comparsa una figura fatta di vesti blu nuove e logore allo stesso tempo, come coperta di stracci regali. Il capo è velato da un pizzo grigio, o forse sono splendidi capelli color argento, mossi e lunghi. E il viso… il viso è anziano, probabilmente, ma non riesco a metterlo a fuoco. Strano abbigliamento, per una escursionista.
Rimane ferma dove è comparsa, mi scruta senza salutare… e finalmente capisco: è lei che stavo cercando, non ho dubbi.
“Hai bisogno di me.” Dice. Io non lo sapevo ma certo, l’ho cercata perché ne ho bisogno. Per cosa? Mi guarda in silenzio e io penso, non so perché, a quella volta di qualche anno prima, in cui il gatto è stato investito e il pirata non gli ha prestato soccorso. Amavo quel gatto, ma non è questo il punto. Il punto è che lui, nelle nostre faccende umane, non centrava niente. Era innocente. Ed era un bravo gatto cacciatore, davvero un perfetto felino.
Ho pensato al mio gatto e non ho detto niente, perché che può mai farci ora una strega?
“Da qui a un mese sarà sistemato”. Dice. Forse. Poi fa un cenno di saluto col capo.
Io mi guardo ancora intorno e non la vedo più, come non ci fosse mai stata. Non so se l’ho vista davvero, quasi non mi stupirei di averla solo immaginata.
Mi stiracchio e mi alzo dalla seggiola nel bosco. Capisco che la mia esplorazione è finita, la testa è tornata leggera e le gambe, svelte e attive, mi riportano verso casa.

Ventotto giorni sono passati. Da due giorni la luna è tornata calante.
Mi cade l’occhio su un trafiletto, una notiziola di fondo del giornale locale: un altro escursionista disperso sul sentiero. Era andato in montagna da solo, pare.

Mi domando, non so perché, quale potrebbe essere l’offerta più gradita alla Strega del Lago.

La Strega del Lago © 2023 by Irene Tortoreto aka Irene T. Lachesi is licensed under Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International

Un sentiero che si inerpica in un bosco nebbioso, un paesaggio in cui sarebbe possibile incrociare la Strega dl Lago.
Foto di Felix Mittermeier da Pexels

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Commenti

3 risposte a “La Strega del Lago”

  1. Avatar newwhitebear
    newwhitebear

    Un bel racconto ben costruito che fa vivere gli istanti in cui la voce narrante va nel bosco alla ricerca della strega del lago.

    1. Avatar Irene T. Lachesi

      Grazie per il commento, sono davvero contenta che ti sia piaciuto!